domenica 3 ottobre 2010


Carriera off limits per le donne in Italia: le dirigenti sono l'11,9% Ricerca di Manageritalia, peggio di Turchia e Grecia. Poche presenti nei Cda
03 ottobre, 12:25

ROMA - Carriera off limits per le donne in Italia: le dirigenti sono l'11,9% del totale contro una media europea del 33%, a superarci anche la Turchia con un 22,3% e la Grecia con un 14,6%. Anche il confronto con i paesi più avanzati e vicini ci vede perdenti alla grande: Francia 37,4%, Regno Unito 34,9% e Germania 29,3%. E' quanto emerge da una ricerca di Manageritalia che mette in luce la scarsa partecipazione delle donne al lavoro e ancor più nei piani alti dell'economia. A livello regionale, la Calabria (16,2%) e il Lazio (16%) sono ai primi posti per donne dirigenti, seguite dalla Lombardia (13,4%). Agli ultimi posti il Trentino Alto Adige (6,8%), l'Abruzzo (6,6%) e la Basilicata (6,3%). Guardando alle donne nei Consigli di Amministrazione delle società quotate poi siamo al quart'ultimo posto con un misero 3,2% rispetto a una media dell'Europa a 27 dell'11,4% e alle vette superiori al 20% di Finlandia e Svezia e all'inarrivabile 42% della Norvegia. Anche a livello imprenditoriale le cose non vanno molto bene per l'Italia visto che le donne imprenditrici sono il 23,4%, contro una media Europea superiore al 33%.

A livello nazionale le donne imprenditrici sono più al Sud (25,8%) e al Centro (23,9%) che al Nord, con il Nord Est in ultima posizione (20,9%). A livello regionale poi prevalgono Molise (30,6%) e Basilicata (28,1%), con Lombardia (20,5%), Trentino Alto Adige (20,3%) e Emilia e Romagna (20,2%) buone ultime. Tra le città Napoli è al primo posto con il 26,1% di donne imprenditrici, mentre Milano è buona ultima con un secco 20%. E spesso le città del Sud hanno un tasso di femminilizzazione imprenditoriale superiore a quelle del Nord. "Questa poca femminilizzazione dell'economia, soprattutto nelle sue posizioni apicali - lamenta Manageritalia - rischia di condannare il nostro Paese ad una continua perdita di opportunità di crescita. E' infatti indubbio che se oggi le donne sono il 58% dei laureati, perdiamo in seguito tanti di questi talenti se le donne dirigenti sono solo il 12% nel settore privato, quelle imprenditrici solo il 23% e le donne nei consigli di amministrazione poche mosche bianche". Tra le proposte ci sono forme di lavoro flessibile come orario elastico, part-time, telelavoro, ma anche incentivi alle imprese.

"Nei prossimi anni - ha detto Marisa Montegiove, responsabile del Gruppo Donne Manager di Manageritalia - le donne saranno il vero motore di sviluppo dell'economia italiana. Infatti, a differenza dei principali paesi Ocse, che hanno già un'elevata partecipazione al lavoro delle donne, l'Italia potrà sfruttare il basso utilizzo del lavoro femminile come arma in più per crescere. Dobbiamo quindi lavorare perché un grave deficit culturale diventi un vantaggio, perché siano eliminati i costi della discriminazione femminile. Per far sì che le donne, che tra l'altro hanno un'elevata scolarizzazione, possano darci quel qualcosa in più per competere al meglio nell'economia della conoscenza".

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