lunedì 31 maggio 2010


http://www.youtube.com/watch?v=RJ-j_ZILIKU





lunedì 24 maggio 2010


Terra Madre

Sono la Terra madre
il mio corpo è coperto di pace e bellezza.
I fiumi, le acque e tutto ciò che scorre
sono vene ed arterie che percorrono il mio corpo;

le acque sono pure, luminose e preziose
e dentro ad esse scorre tutto il mio amore.

I monti alti e le tante vallate
sono le cime e le depressioni del mio corpo;

dalle cime alte si può ammirare tutto il mio corpo,
le forme in lungo e in largo,
contemplando la sua grande bellezza
e la silenziosa pace della natura in esso.

I numerosi fiori luminosi
che riempiono col loro splendore
le colline e i prati,
sono i miei regali quotidiani, a tutti voi, a tutta l’umanità,
per colorare e far risplendere ogni giorno,
e per donare alla vita un magico incantesimo.

Le piante e gli alberi sono la mia voce;
ascoltateli sussurrare durante la notte,
raccontano storie di lunga lunga data,
ascoltateli cantare durante il giorno
intonano canti di antica saggezza e parole d’amore.

Tutte le creature viventi e l’umanità intera
sono i miei amati figli.

Il Mio corpo nutre il loro corpo
Il Mio battito è il battito del loro cuore
Il Mio amore è il loro amore

Oh, voi, umanità,
ricordate che camminare in armonia
significa rispettare il Padre nel cielo
e vostra Madre nella terra.

Perché il Padre nutre il vostro spirito
e la Madre nutre il vostro corpo.

Nessuno può vivere bene in mancanza dell’uno o dell’altro.

Oh, voi, umanità
è ora di tornare a vostra Madre,
ascoltate il mio richiamo, vi sto chiamando,
chiamo tutti per tornare insieme a casa.

Quando lodate il Signore, nell’alto del cielo,
non dimenticate di rendere lode anche a me, la Madre;
alzate le mani al cielo,
e dopo, inginocchiatevi,
accarezzandomi con le vostre mani.

Perché io sono la Madre, sono la Terra,
ho dato vita a tutto ciò che vive,
e quando morirete,
ritornerete tutti a me,
e in quel momento tutto il vostro corpo
da me sarà abbracciato.

In me troverete il battito del vostro cuore.
In me troverete il vostro stesso corpo.
In me potrete trovare bellezza e vera gioia

e se dirigerete le vostre contemplazioni verso di me
troverete la grande pace che avete sempre cercato.

venerdì 21 maggio 2010


STEREOTIPI SULLA VIOLENZA DI GENERE

Si crede
che la violenza contro le donne sia un fenomeno poco diffuso.

Invece è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Sono moltissime le donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita.

Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate.
Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza.

Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei.
Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari. Gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa.

Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna.
Invece, come molti studi documentano, non è stato possibile individuare il tipo del maltrattatore: non sono determinanti né razza, né età o condizioni socioeconomiche o culturali. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria diagnostica.

Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne.
Invece la violenza di genere è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima.

Si crede che la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo.
Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili.

Si crede che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti.
Invece credere che il maltrattamento sia connesso a manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude che il fenomeno sia da imputarsi a situazioni eccezionali o di devianza.

Si crede che gli uomini violenti siano stati a loro volta vittime di violenza nell'infanzia.
Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che non hanno mai subito o assistito alla violenza durante l'infanzia, sia vittime di violenza che non ripetono tale modello di comportamento.

Si crede che alle donne che subiscono violenza "piaccia" essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa.
Invece paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione in cui si trovano.

Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita.
Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.

Si crede che i figli abbiano bisogno del padre anche se violento.
Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che i bambini crescono più sereni con un solo genitore piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.

Si crede che anche le donne sono violente nei confronti dei loro partner.
Invece una significativa percentuale di aggressioni e di omicidi compiuti dalle donne nei confronti del partner, si verifica a scopo di autodifesa e in risposta a gravi situazioni di minaccia per la propria sopravvivenza. Inoltre, quando esiste si configura in modo diverso e raramente assume le caratteristiche di sistematicità e lesività che caratterizzano il maltrattamento maschile.

sabato 15 maggio 2010


Mi sembra una notizia interessante da poter condividere.

Direttiva 54: sanzioni a chi penalizza le donne al lavoro


Un severo impianto sanzionatorio per i datori di lavoro, perché si possa effettivamente applicare il principio di pari opportunità nel mercato dell'occupazione: è questo, secondo quanto dichiarato dal Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, a "Il Sole 24 ore", il punto forte del decreto legislativo n. 5 del 25 gennaio 2010, che attua la direttiva comunitaria 54/2006 sulla parità di trattamento tra uomini e donne sul lavoro, all'indomani dell'entrata in vigore, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La Direttiva ha ottenuto il via libera dal Consiglio dei ministri del 3 dicembre scorso e vieta la penalizzazione delle donne nei luoghi di lavoro, obbligando i datori a corrispondere lo stesso stipendio ad uomini e donne, sanzionando chi discrimina una donna sul luogo di lavoro.

Il decreto prevede, tra l'altro, il divieto di discriminazione per ragioni connesse al sesso, allo stato di gravidanza, di maternità o paternità, anche adottive. Si interviene, inoltre, sul cosiddetto "gender pay gap": è vietata qualsiasi discriminazione, diretta o indiretta, relativa alle retribuzioni. Quanto all'accesso alle prestazioni previdenziali, viene riconosciuto alle lavoratrici il diritto di proseguire il rapporto di lavoro fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini.

Per il Ministro si tratta di un ulteriore passo in avanti verso il raggiungimento della parità in ambito lavorativo e professionale, "anche se non basta una legge per colmare questo gap". Tra le misure che il Governo ha messo in atto per sostenere l'occupazione femminile, Carfagna ha ricordato i "40 milioni stanziati per promuovere la rete delle tagesmutter, per il finanziamento di voucher destinati al pagamento di asili nido e babysitter".

giovedì 6 maggio 2010


Infibulazione: dramma delle donne africane
Moolaadé, film diretto dall'ottantatreenne regista Ousmane Sembène e insignito del premio "Un certain regard" al Festival di Cannes.
Un lungometraggio, prodotto da Lucky Red ed Amnesty International, che si propone di denunciare una delle più inaudite violenze che viene commessa sulle donne e che in Occidente molti preferiscono non vedere, chiudendo gli occhi o nascondendosi dietro alla scusa del rispetto delle tradizioni: l'infibulazione.
Il film, ambientato nel Burkina Faso, in un villaggio, racconta la storia di sei bambine che fuggono dal loro villaggio per scampare all'usanza dell'escissione: due muoiono buttandosi in un fosso, mentre le altre quattro cercano ospitalità presso la casa di Collè ardo, che sette anni prima si era rifiutata di sottoporre sua figlia a quella brutale pratica. Da questa situazione si genera un conflitto tra due valori: il rispetto del diritto d'asilo (il Moolaadé, da cui il titolo del film) e il rito dell'infibulazione (la Salindé).

Un atto di accusa contro un barbaro rituale mascherato da tradizione, ma anche contro chi, in Occidente, ignora (o preferisce ignorare) questa violazione dei diritti umani. In una società che sembra preoccuparsi del rispetto dei diritti umani solo in situazioni che la riguardano direttamente, non desta scalpore che molti non siano a conoscenza di questa atroce sofferenza che viene inflitta quotidianamente a donne colpevoli solo di non essere nate nella parte del mondo giusta.

Esistono tre tipi di mutilazioni dei genitali femminili:
la clitoridectomia, in cui viene asportata tutta, o parte della clitoride, l'escissione, che prevede l'asportazione sia della clitoride che delle piccole labbra e infine l'infibulazione, la forma più estrema e più crudele, in cui alla pratica della clitoridectomia e dell'escissione, si aggiunge anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l'apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l'urina e il sangue mestruale.
Per favorire la cicatrizzazione, inoltre, le grandi labbra vengono legate con fili di crine o spine di acacia e le gambe devono essere tenute legate per un periodo di quaranta giorni, dopo avere applicato sulla ferita un composto a base di erbe, latte, uova, cenere e sterco.

Inutile anche accennare ai rischi fisici che comporta questa operazione, eseguita la maggior parte delle volte in assenza di precauzioni igieniche e dalle stesse donne della tribù, che quindi non hanno alcuna conoscenza dei principi medici e delle possibili reazioni del corpo a questa tortura vera e propria: non solo emorragie e infezioni, ma anche ascessi e tumori benigni ai nervi che innervavano la clitoride, o infiammazioni del tratto urinario, accanto al rischio di contrarre quella che è la malattia più preoccupante del XXI secolo, l'AIDS.
Traumi fisici che si aggiungono a quelli psicologici: oltre allo shock in cui incorre la bambina, l'infibulazione fa crollare ogni speranza di una serena vita sessuale, in quanto il rapporto è molto doloroso (difatti l'uomo ritiene che tale pratica sia il modo migliore per scongiurare la possibilità di un adulterio da parte della moglie) e spesso si rende necessario praticare un taglio alle grandi labbra prima del rapporto sessuale. Inoltre questo taglio è necessario anche prima del parto, il che comporta la necessità di praticare di nuovo l'infibulazione una volta che il bambino è venuto al mondo.

Nel rispetto di una tradizione che sopravvive solo a causa dell'ignoranza e delle superstizioni che sopravvivono in questi villaggi, ogni giorno la felicità futura di molte bambine viene compromessa irrimediabilmente. E questo nel migliore dei casi, considerato che non mancano le volte in cui le complicazioni portano alla morte. L'Occidente ha aspettato a lungo prima di mobilitarsi, ma finalmente, nel 1993, le mutilazioni sui genitali femminili sono state dichiarate una forma di violenza nei confronti delle donne e nel 1994 la collaborazione tra le agenzie dell'ONU e le ONG ha contribuito alla creazione di un "Piano di azione per eliminare le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute della donne e delle bambine."

domenica 2 maggio 2010


Ieri al concerto del 1° maggio ho sentito una bella poesia letta dalla brava Sabrina Impacciatore. Mi è piaciuta molto e la voglio riportare qui, per condividerla con tutti voi. E' una poesia di Edoardo Sanguineti "Ballata delle donne".

"Quando ci penso, che il tempo è passato,

le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano".