domenica 27 febbraio 2011

"...l'istruzione, ripeto, l'istruzione è la chiave per cambiare
la faccia a questo paese" (Maria Bashir)

HERAT - Quando gli imputati si trovano faccia a faccia con lei, molti di loro quasi non ci credono. Qualcuno strabuzza gli occhi e resta impietrito. Qualcun altro non riesce a contenersi e protestata a viva voce. C'è chi perfino, dopo la sentenza, in lacrime, chiede al giudice perché una donna debba decidere il suo destino. Una donna procuratore! Ancora oggi agli occhi di molti afghani è un fatto inaccettabile.
Chi è Maria Bashir? E' la prima e unica donna procuratore generale di tutto l'Afghanistan e per diventarlo ha combattuto per tutta la vita. Voleva essere magistrato già dai tempi del liceo («ero la prima della classe, volevo sapere tutto»). Terminati gli studi in legge entrò nell'ufficio di inchieste criminali della procura di Herat, la seconda città del paese. Per poco tempo. Nel 1996 l'Afghanistan cadde nelle mani dei talebani. «Appena arrivati ci fecero indossare il burqa. Andammo in ufficio ma era chiuso». Nessuna donna poteva lavorare, figurarsi lei, così impegnata anche nella difesa dei diritti delle donne. Eppure riuscì ad organizzare segretamente una scuola in cui le vicine, di nascosto, ricevevano quell'istruzione ritenuta da Maria ancora oggi la priorità per cambiare il volto dell'Afghanistan e la condizione delle donne.

Il prezzo da pagare per il suo ruolo è altissimo: a 40 anni, da quattro alla procura, Maria Bashir conduce una vita da segregata. Viaggia su un veicolo superblindato con otto guardie del corpo (finanziato dal dipartimento di stato Usa). Riceve continuamente minacce di morte. Due anni fa hanno fatto esplodere una bomba contro il cancello di casa sua.

A lei toccano quasi tutti i crimini, cerca di essere sempre imparziale ma sa che per le donne di Herat è un'eroina. Maria è impegnata anche in un progetto per aiutare e seguire le donne che hanno subito violenze. La condizione femminile nel paese versa ancora in una situazione molto grave, aggiunge, «e ciò lo dobbiamo a due motivi: il primo è l'impoverimento culturale. Le donne non sanno che godono di diritti intoccabili. C'è una grande discriminazione, soprattutto nelle aree rurali dove la donna è considerata un essere inferiore. Il secondo motivo è la povertà. Spesso in diverse famiglie le figlie vengono vendute per denaro. Molte ragazze reagiscono con il suicidio o sfigurandosi».

In effetti in Afghanistan l'analfabetismo tra le donne sorpassa l'80% e la mortalità durante il parto è la seconda più alta del mondo.

In tribunale raccontano che Maria conservi sempre una fredda neutralità, qualunque sia il reato. «Da noi il codice prevede una pena dai 10 a 16 sedici anni per chi commette stupro. Ma se la vittima muore allora è la pena di morte. Non sono spietata, applico solo la legge». L'ufficio di Maria ha già condannato 1.800 persone nel 2009, 2.200 persone condannate per vari crimini da quando è procuratore generale. Ma quante donne? «Centoquaranta» dice senza marcare la differenza. Lei osserva la legge, nulla di più. «La situazione sta gradualmente migliorando – osserva mentre si congeda - ma l'istruzione, ripeto, l'istruzione è la chiave per cambiare la faccia a questo paese».

[tratto da un'intervista al Sole24ORE]






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